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Uno Wimbledon minore per Djokovic© Getty Images

Uno Wimbledon minore per Djokovic

Il fuoriclasse serbo ha conquistato quello che rimane il torneo più prestigioso del mondo battendo Kyrgios in una finale che, con il senno di prima e di poi, sarebbe stata da Berrettini...

Stefano Olivari

10.07.2022 ( Aggiornata il 10.07.2022 19:48 )

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Un triste edizione di Wimbledon è stata nobilitata dal settimo trionfo di Novak Djokovic, che al termine di una finale complicatissima dal punto di vista sia sportivo sia psicologico è riuscito a prevalere sul miglior Nick Kyrgios di sempre: 4-6 6-3 6-4 7-6 per il trentacinquenne serbo che così vince il suo Wimbledon numero 7 (uno solo meno del record di Federer), il quarto consecutivo, e il suo Slam numero 21 (uno solo meno del record di Nadal), ma che soprattutto mette il suo marchio su un 2022 iniziato con la sceneggiata australiana (sceneggiata da parte degli australiani, perché Djokovic non sarebbe mai andato in un paese che non lo vuole), proseguito con la vittoria a Roma e con una delusione a Parigi, perdendo nei quarti da Nadal.

Certo questo Wimbledon non dà punti ATP, come reazione appunto dell’ATP alle strampalate sanzioni contro i tennisti russi e bioelorussi (poi ha provveduto il dio del tennis facendo vincere fra le donne la Rybakina, russa mascherata da kazaka), quindi paradossalmente Djokovic perderà i punti dell’anno scorso quando vinse la finale con Berrettini e ne aggiungerà zero quest’anno. Per l’ex numero 1 del mondo è stato un torneo psicologicamente difficile, ma in concreto per alzare il trofeo dopo tre turni facili dagli ottavi in poi ha battuto al quarto set Van Rijthoven, favola finché si vuole ma anche numero 104 ATP, al quinto set il numero 13 Sinner, al quarto set il numero 12 Norrie ed in finale Kyrgios: certo un grande talento inespresso, ma numero 40 ATP che a 27 anni mai era andato oltre i quarti in un torneo dello Slam.

A dirla tutta Kyrgios la finale se l’è guadagnata soltanto con la battaglia, di tennis e di insulti, contro Tsitsipas al terzo turno, perché poi ha fatto il suo e la semifinale nemmeno ha dovuto giocarla, visto il forfait di Nadal. Con Djokovic però il colpo l’ha davvero sfiorato, perché nel primo set è sembrato quasi ingiocabile ed anche nel quarto è stato vicino a ribaltare il pronostico contro un avversario lontano dal suo miglior tennis ed anche molto teso, che ha portato a casa la partita con il cervello e con un solido tennis percentuale.

Uno Wimbledon da asteriscare? Certamente no, ci sono state edizioni con buchi in tabellone anche più clamorosi, ma non pensiamo di fare i soliti italiani dicendo che senza la positività da Covid Berrettini sarebbe arrivato sparato in una finale che quasta volta avrebbe forse giocato da favorito. Nel singolare maschile si sono però viste almeno tre grandi partite: la citata Kyrgios-Tsitsipas, Sinner-Alcaraz e Nadal-Fritz. Le esclusioni politiche di Medvedev e Rublev, l’infortunio di Zverev e le cattive condizioni di Nadal hanno reso tutto più triste, ma Wimbledon rimane e rimarrà Wimbledon, con tutta la sua magia ed anche la sua narrazione a volte insopportabile. Djokovic, soprattutto se davvero non potrà entrare negli Stati Uniti e quindi giocare gli US Open in quanto non vaccinato, non ha ancora intenzione di mollare.

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