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Un altro sogno per Federer© Getty Images

Un altro sogno per Federer

Trionfando agli Australian Open il fuoriclasse svizzero ha vinto il suo ventesimo torneo Slam, che a dispetto dei quasi 37 anni potrebbe non essere l'ultimo. Adesso soltanto il Roland Garros e le sue difficoltà potrebbero portare la sfida alla storia a un livello superiore...

Stefano Olivari

28.01.2018 14:10

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Dopo la vittoria negli Australian Open, davanti agli occhi attentissimi di un Rod Laver che alla fine lo ha anche umilmente fotografato con lo smartphone, è durissimo resistere alla tentazione di mettere Roger Federer in una prospettiva storica addirittura superiore rispetto a quella in cui già si trova da tanti anni. Perché l’elenco dei record, dal ventesimo titolo Slam in giù, facilmente aggiornabile grazie a Wikipedia e comunque sempre da asteriscare (il tennis fino al 1968 ha escluso i migliori e fino agli anni Ottanta le differenze di importanza fra i quattro tornei dello Slam sono state enormi), vale meno di un presente che stiamo vivendo da quasi due decenni e che ha visto il campione svizzero classe 1981 emergere su avversari con data di nascita dagli anni Sessanta alla fine dei Novanta, con particolare attenzione alla generazione d’oro 1985-1988, piena di giocatori (Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka, Del Potro, Cilic) che come contabilità hanno tolto a Federer almeno una decina di Slam ma hanno dato un peso specifico superiore a tutti gli altri.

Non è proprio il caso delle ultime due settimane a Melbourne, dove Federer è arrivato alla finale sfruttando gli orari amici ragalatigli dagli organizzatori, quindi mai con il picco di caldo dell’estate australiana, ma soprattutto un’autostrada nel tabellone che gli ha consentito di giocarsi il titolo con il croato senza nemmeno aver perso un set con Bedene, Struff, Gasquet, Fucsovics, Berdych e Chung (fra l’altro ritiratosi dopo un set e mezzo). La finale con Marin Cilic, sbilanciata secondo i precedenti (8-1 per Federer, che perse soltanto la semifinale degli U.S. Open 2014) ma non secondo le caratteristiche del croato, uno dei pochi a non avere sudditanza psicologica (alla Berdych) nei suoi confronti, è durata cinque durissimi set ma si è realmente giocata su pochi punti: nel primo game della quinta frazione il tennis estremo di entrambi ha decretato il vincitore.

La vera domanda adesso è una: il tennis è disperatamente attaccato a Federer, dal punto di vista anche mediatico, ma cosa può ancora chiedere Federer al tennis? Vincere il nono Wimbledon, a 37 anni, sembra uno scenario possibile, poi non si vede perché chi ha vinto in Australia non possa almeno ipotizzare di battersi per gli U.S. Open, conquistati ‘soltanto’ cinque volte. L’oro olimpico, guadagnato in doppio (nel 2008, con Wawrinka) ma mai in singolare, riguarda una data troppo lontana e pare fanta-tennis pensare per Tokyo 2020 a un Federer trentanovenne uguale al Federer di oggi. Il sogno dei sogni potrebbe così diventare il Roland Garros, vinto una sola volta, con l’orizzonte quindi del Grand Slam riuscito nell’era Open soltanto a Laver nel 1969.

Dal punto di vista tecnico e soprattutto fisico è un’ipotesi puramente da bar del tennis, perché il Nadal attuale e un Djokovic nonostante tutto apparso in ripresa gli sono sulla terra superiori, ma soprattutto perché un Federer più fresco a Parigi non ha perso solo da Nadal (5 volte su 5 scontri diretti) ma anche da Rafter, Corretja, Arazi, Horna, Kuerten, Soderling, Djokovic, Tsonga, Gulbis, Wawrinka. Campioni e mezze figure, come si può notare. Conquistare a 37 anni un torneo indigesto anche ai tempi d’oro e saltato, per motivi diversi, nelle ultime due stagioni, sembra quindi impossibile pur considerando la velocità dei campi parigini e la programmazione dell’era Ljubicic. Ma proprio per questo potrebbe essere una sfida degna del più grande di sempre. 

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