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Wiggins e Cancellara, il ritiro dei fenomeni: il ciclismo è un po' più povero

Wiggins e Cancellara, il ritiro dei fenomeni: il ciclismo è un po' più povero

Redazione

29.12.2016 ( Aggiornata il 29.12.2016 16:54 )

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Con il ritiro di Bradley Wiggins, il sir della bicicletta, il ciclismo perde un altro suo grande protagonista. La decisione dell'inglese, infatti, segue quella di Fabian Cancellara: anche per lo svizzero il 2016 rappresenterà l'ultimo anno in sella a una bici. Il 2017 ciclistico si sveglierà privo di due campioni rari, di due esempi di talento vero. L'uno, Wiggins, ha regalato (e si è regalato) exploit impensabili per un eccelso pistard come lui: nei velodromi ha dominato la scena (4 ori, un argento e 2 bronzi alle Olimpiadi e 7 ori, 4 argenti e un bronzo ai Mondiali), su strada poi, ha avuto un 2012 da favola, con il Tour de France dominato e l'oro conquistato a cronometro nei casalinghi, per lui, Giochi Olimpici di Londra, cui vanno aggiunti l'oro a oro, sempre a cronometro ai Mondiali di Ponferradina del 2014 e i due argenti vinti nel 2011 e nel 2013 nelle prove contro il tempo. L'altro, Cancellara, è stato padrone di classiche e cronometro: per quanto riguarda le corse di un giorno ha vinto per 3 volte il Giro delle Fiandre, per 3 volte la Parigi-Roubaix e per una volta la Milano-Sanremo, conquistando un argento a Pechino 2008 nella prova in linea; e poi nelle crono il dominio quasi assoluto: due ori alle Olimpiadi (l'ultimo a Rio, praticamente il saluto al ciclismo) e 4 ai Mondiali, cui aggiungere 3 bronzi. Numeri da far girare la testa: ce n'è per tutti i gusti. Il filo conduttore tra i due è il talento, la capacità di rimettersi sempre in gioco, di correre con intelligenza e capacità tattica. Cancellara, l'uomo della stoccata perfetta al momento ideale; Wiggins, il pistard reinventatosi ciclista a tutto tondo: hanno dominato per un decennio, un po' comunque e un po' dovunque. Il meritato riposo di del mezzo lucano “Spartacus” e del “Baronetto” nato in Belgio: Cancellara e Wiggins, il ciclismo sarà più povero. Di medaglie, di esperienza, di talento, di fantasia. E di passione: l'amore che hanno provato per il loro sport ha reso grandi loro e il ciclismo. Gliene saremo grati. Edoardo Cozza

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