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Paoletti-Monacelli e il bel rugby di una volta

Paoletti-Monacelli e il bel rugby di una volta

Redazione

25.11.2016 ( Aggiornata il 25.11.2016 12:30 )

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Il rugby italiano ha ormai assunto una dimensione internazionale pur fra le tante batoste rimediate dalla Nazionale, ogni tanto riscattate da imprese come quella di settimana scorsa con il Sudafrica. Negli anni Settanta invece questo sport attirava un minimo di attenzione soltanto in Veneto (e meno di oggi, nonostante la retorica sui bei tempi andati) e in poche città sparse per l'Italia, per questo il caso Paoletti-Monacelli se lo ricordano tutti visto che l'attenzione mediatica per il rugby era pari a quasi zero e nell'immaginario dello sportivo da divano il rugbista non era sinonimo di fair play (immagine anche questa  costruita, peraltro) ma di uomo che basava il suo gioco sulla violenza. Il caso scoppia esattamente 40 anni fa, il 20 novembre del 1976, durante la partita fra la Caronte Reggio Calabria padrona di casa e la Wührer Brescia. In sintesi: Claudio Monacelli, giocatore della Caronte, dopo una mischia esce dal campo senza il padiglione dell'orecchio sinistro e del morso viene incolpato subito il tallonatore (anche della Nazionale) Paolo Paoletti. Fra l'altro il pezzo di orecchio viene ritrovato sul campo, ma la ricucitura non riesce. Anche per merito (merito?) dei dettagli pulp e del dopopartita (compreso un tentativo di linciaggio operato da tifosi reggini), per giorni nell'Italia sportiva non si parla d'altro, ma la dinamica dell'accaduto rimane poco chiara e le poche immagini certo non aiutano. Di sicuro il 25 novembre il presidente della Caronte, Amedeo Matacena, denuncia Paoletti alla magistratura ordinaria. Risultato: dopo una decina di giorni Paoletti viene arrestato, in base all'ordine di cattura emesso dal procuratore capo di di Reggio Calabria, Bellindia, con l'accusa di lesioni volontarie aggravate dai motivi futili. In pratica rischia dai 3 ai 12 anni di carcere. È il primo caso di arresto di uno sportivo per un episodio avvenuto in campo e sui giornali è tutta una corsa a fare paragoni calcistici: fresco è il ricordo di un colpo rifilato da Benetti a Castellini in un derby torinese. Una situazione assurda, perché non c'è la certezza che Paoletti sia il colpevole e addirittura nemmeno che a staccare il pezzo di orecchio sia stato un morso. Al solito il CONI dà il peggio di sé, avallando l'iniziativa della magistratura (chissà se davvero avessero arrestato Benetti...) A 25 giorni dal fatto l'interrogatorio a Paoletti, nel carcere di Reggio, con libertà provvisoria negata. Domenica 12 dicembre la clamorosa protesta dei suoi compagni, che prima di Concordia Milano-Wührer si parlano e poi rifiutano di scendere in campo. Paoletti passa comunque il Natale in carcere e verrà liberato soltanto il 13 gennaio, dopo 37 giorni di detenzione, sempre proclamando la sua innocenza, dietro il pagamento di una cauzione di 15 milioni di lire raccolti con una colletta. Fra perizie e polemiche, si dice che il padiglione auricolare di Monacelli possa essersi staccato per lo sfregamento e la pressione della mischia, anche se il morso rimane l'ipotesi più verosimile. In ogni caso Paoletti e Monacelli si riappacificano, anche se mai hanno litigato (e mai Monacelli ha accusato apertamente Paoletti del morso). Dopo qualche mese si ritrovano di nuovo di fronte, con le stesse squadre, e si comportano come se non fosse successo niente. Monacelli riceve un risarcimento di 11 milioni e mezzo di lire e nessuno parla più dell'episodio fino al 1979, quando inizia a Reggio Calabria il processo a Paoletti. I giudici escludono le aggravanti e così Paoletti può beneficiare di una delle tante amnistie italiane. Monacelli e Paoletti saranno anche diventati amici, ma l'episodio che li ha resi famosi rimane senza una spiegazione.

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