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Super Bowl, Von Miller e il trionfo delle difese

Super Bowl, Von Miller e il trionfo delle difese

Redazione

08.02.2016 ( Aggiornata il 08.02.2016 10:53 )

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I Denver Broncos hanno vinto la partita più importante di tutto lo sport americano, contro i favoriti Carolina Panthers, dopo quattro quarti dominati da grandi difese e con quarterback spenti rispetto alla loro migliore versione: al lumicino il quasi quarantenne Peyton Manning, forse all'ultimo urrah di una carriera strepitosa, stritolato dalla pressione l'atleta perfetto Cam Newton, apparso tesissimo già mentre Lady Gaga cantava l'inno nazionale. Per questo non è stato possibile assegnare il premio di miglior giocatore a uno di loro o ad altri giocatori dell'attacco, contrariamente a quanto di solito avviene in omaggio al vecchio adagio 'La difesa fa vincere, l'attacco fa vendere i biglietti'. Protagonisti assoluti sono infatti stati Von Miller e De Marcus Ware, con il premio di Mvp andato giustamente a Miller: oltre a una partita consistente da segnalare i suoi meriti nel primo touchdown dei Broncos (fumble ricoperto da Jackson), grazie a un suo blitz su Newton, ma anche in quello che di fatto ha chiuso la partita (altro fumble, con palla conquistata da Ware e portata quasi in endzone.... diventato touchdown poi con una corsa di Anderson). Grande Miller e facile statistica: su 50 Super Bowl soltanto 9 volte il premio è andato a difensori, considerando tutti i ruoli della difesa, ma per ben 27 al quarterback che è soltanto uno dei ruoli dell'attacco per quanto sia il più da copertina. Ma un conto sono i premi che devono intercettare il gusto del pubblico per così dire generalista, un altro la considerazione degli addetti ai lavori: perché Miller non viene dal nulla, ma nel 2011 fu seconda scelta assoluta al draft proprio dietro il pompatissimo Newton. Una grande carriera, segnata da quelle che sembrano quasi tappe obbligate nella biografia del giocatore NFL: squalifica per doping (nel 2013: per la precisione aveva tentato di taroccare un suo test), ritiro della patente, arresto, litigi di vario tipo con pubblici ufficiali. Ma Miller al contrario di altri colleghi non può 'vantare' un'infanzia povera e disperata e questo lo ha salvato. Non ci sembra un dettaglio da poco il fatto che al suo anno da sophomore al college (Texas A & M), quando già era uno dei più promettenti giocatori della nazione, volesse passare pro ma che i genitori gli abbiano imposto di completare il quadriennio universitario. Adesso il mondo è suo. Twitter @StefanoOlivari

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