Si son visti derby peggiori. I fiumi di milioni spesi in estate da Inter e Milan hanno bloccato gli sbadigli che la dipartita meneghina di Zlatan Ibrahimovic aveva lasciato in eredit&agrave;. Vince Mancini - che si prende in solitaria la testa della classifica - e perde Mihajlovic. Curioso notare come tutto sia stato deciso da Guarin, il giocatore che da anni movimenta il mercato in uscita dei nerazzurri (Juve, Valencia, etc...), che battibecca con i tifosi (ricorderete la lite nella trasferta contro il Sassuolo), ma che alla fine - pur nell'incostanza di rendimento - riesce ad accendere timidi sorrisi. Il trequartista &egrave; l'altra chiave della partita. Mandi via Hernanes, mandi via Kovacic e metti Perisic, che di "10" ha ben poco. Pretendi degli esterni dai tempi in cui si coprivano le nudit&agrave; con le foglie di fico, ne ottieni a bizzeffe e li schieri in mezzo al campo? Sar&agrave; stato un caso - probabilmente il croato si &egrave; visto in quella posizione per la prima e ultima volta - e dalla prossima si cercher&agrave; di cambiare registro, viste le caratteristiche dei ragazzi a disposizione. Bene, benino Felipe Melo. Ha dimostrato virt&ugrave; da leader all'esordio - in un derby, sottolineiamo - anche se pecca spesso, questo lo ricordiamo tutti, quando c'&egrave; da mantenere pace e serenit&agrave;. Per adesso si faccia affidamento su Jovetic e il primo posto serva da monito a una squadra che deve ancora nascere.  Mihajlovic piange con un occhio perch&eacute; il Milan &egrave; in crescita. Quello che conta, il risultato, non arriva ma la strada imboccata &egrave; priva di fossi, sempre considerando - ormai si ripete sempre - la qualit&agrave; del centrocampo. Un solo appunto appare doveroso ed &egrave; la scelta, del tutto assurda, di far sedere in panchina Bacca. Il colombiano era stato fino al momento della sostituzione uno dei pi&ugrave; propositivi di contro a Luiz Adriano, sul quale grava ancora l'occasione sfumata che avrebbe potuto portare i rossoneri sull'1 a 0. Perch&eacute; non giocarsela con le tre punte, invece di tenere Honda? L'unica grana che Mihajlovic avr&agrave; con il giapponese sar&agrave; a gennaio, per valutare in quale piazza smerciarlo. Si &egrave; reso conto dell'errore - non lo ammetter&agrave; mai - nei minuti finali, quelli dell'ingresso del nullo Cerci. E Balotelli che da fermo stava per risolvere la partita per pi&ugrave; di una volta? La sensazione, adesso, &egrave; che almeno per il seguente impegno&nbsp;l'accoglienza riservata dai tifosi a Super Mario sar&agrave; ben diversa.  @damorirne

Inter e Milan, Perisic non &egrave; un 10 e Bacca non era da sostituire

Con Mario Gomez la Fiorentina &egrave; pi&ugrave; forte che con Stevan Jovetic, quindi. Diego Della Valle, da imprenditore di successo e uomo di mondo quale &egrave;, ha capito da anni a cosa serva essere azionista di alcuni grandi giornali e inserzionista pubblicitario di altri. Anche a far scrivere che con un bravo attaccante di 28 anni, trascinato dalla forza del Bayern Monaco e della nazionale tedesca, la squadra viola raggiunger&agrave; quella Champions League che con un fuoriclasse (a meno che tutti, dal Manchester City al Chelsea, passando per la Juventus, si sbaglino) di 24 ha solo sfiorato. Senza contare il fatto che sul mercato c'&egrave; anche Ljajic... E che Gomez alla Fiorentina guadagnerebbe (condizionale d'obbligo, mentre scriviamo non c'&egrave; ancora l'ufficialit&agrave;) di ingaggio per 4 anni circa 4 milioni netti a stagione, cio&egrave; quasi il doppio di quanto prende Jovetic. E i cartellini? Gomez costerebbe 20, Jovetic 30, bilanciando in parte il discorso ingaggi e mettendo comunque un punto interrogativo di fianco ad ogni cifra. Insomma, c'&egrave; qualcosa (anzi molto) che non torna, a partire dal parziale accantonamento del progetto giovani. Perch&eacute; se quando diventano forti li si vende bisognerebbe chiamarlo progetto Pozzo. Giampaolo, non Vittorio...  L'unica cosa certa &egrave; che al pubblico di Firenze &egrave; stata gettata in pasto una situazione che non sarebbe dispiaciuta al presidente della Longobarda nel film 'L'allenatore nel pallone'. Attraverso le cessioni di Falchetti e Mengoni si ottiene la met&agrave; di Giordano, da girare all'Udinese per un quarto di Zico e tre quarti di Edinho. Il problema &egrave; che Montella non &egrave; Can&agrave;, Della Valle lo paga per vincere e non per retrocedere. Sulle prime, mentre siamo (metaforicamente) sotto l'ombrellone ad aspettare il cocco, non capiamo se la squadra si &egrave; rinforzata o no. Pi&ugrave; avanti ce ne accorgeremo.  

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Inter e Milan, Perisic non è un 10 e Bacca non era da sostituire

Il muro di Gomez