Con un ritardo di cinque anni, un'inezia nella narcolettica Italia, si avvicina il momento della verit&agrave; sullo scudetto 2006. Le ultime indiscrezione, alcune riportate anche stamani sulla Gazzetta, fanno propendere per la cancellazione del titolo dato all'epoca all'Inter. Potrebbe succedere in luglio. A spingere il procuratore Stefano Palazzi verso questa delicata e controversa decisione, le intercettazioni tra Facchetti e Bergamo che - se scoperte nel 2006 - sarebbero costate addirittura il deferimento alla societ&agrave; nerazzurra. Non &egrave; mai bello citarsi, anzi &egrave; proprio sgradevole, ma non posso dimenticare il clima avvelenato di quei giorni. Per i massimalisti, molti dei quali presenti nella mia categoria prima della generale conversione, si passava per moggiani o per complici della piovra a dichiararsi contrari all'assegnazione di qualunque titolo in quel calcio malato. La motivazione era la stessa che viene portata avanti oggi dagli opinionisti convertiti: era molto pi&ugrave; dirompente un vuoto scolpito nell'albo d'oro che un titolo fittizio, a sua volta fonte di mille guerre e di crociate, caricato dalle parti di un odio ideologico. Il vuoto avrebbe rappresentato un monumento perenne alla sporcizia che accompagn&ograve; il nostro calcio in quegli anni e non avrebbe spaccato in due il Paese. Il calcio italiano, nel quale vivevo e che in parte conoscevo, si spartiva accordi e omert&agrave; con il denaro. Le grandi, Inter compresa, stavano al tavolo buono della Lega, unite dai dan&egrave; che non schifavano nessuno, mentre le piccole dovevano semplicemente guardarsi dalla ritorsione arbitrale in caso di eccessiva opposizione. Sappiamo chi si occupava del lavoro sporco. E la prova fu la Fiorentina. Certo: in questo gioco perverso c'era chi ci guadagnava di pi&ugrave;, sfruttando meglio le debolezze del sistema. Ecco perch&eacute; il Bologna, il Chievo o il Brescia furono le vere vittime di Calciopoli. Ma era un moloch contro cui pochissimi si scagliavano. Ricordo Zeman, Franco Baldini, ma ahim&egrave; nessuno dei tanti che hanno poi rivendicato la loro verginit&agrave;. Lo scudetto fu assegnato da Guido Rossi, sentiti i famosi saggi. Con il tempo, tutti e tre hanno dichiarato di essere contrari alla decisione. Per cui mi chiedo chi la prese davvero. Forse il solo Rossi? Forse l'avvocato Nicoletti? Fu un errore, figlio della fretta e del clima arroventato. Ripeto la mia idea "storica": l'Inter fu clamorosamente danneggiata negli anni di Simoni (1998) e Cuper (2002), non in quelli di Roberto Mancini (2005 e 2006). E ora proviamo a girare pagina.

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Scudetto 2006: si chiude