        Giovanni Galli &egrave; stato uno dei migliori portieri italiani di sempre. Dopo aver vestito la maglia della Fiorentina, ha indossato la casacca del Milan, dove in quattro anni ha vinto ogni trofeo disponibile. Nel 1990 si &egrave; trasferito in quel di Napoli, portando la sua leadership e il suo carisma, contribuendo alla conquista della Supercoppa italiana. Chiuse la carriera da titolare a Torino, per poi terminare il suo percorso a Parma e Lucca. Arrivi al Milan dopo nove anni di Fiorentina. Com&rsquo;&egrave; stato l&rsquo;ambientamento? "Il primo anno non &egrave; stato facilissimo; rispetto a Firenze, Milano &egrave; una metropoli. Io vivevo a Castellanza, una citt&agrave; poco fuori da Milano e fortunatamente dopo pochi mesi sono riuscito ad abituarmi ai ritmi della grande citt&agrave;". Nel Milan hai vinto tutto. Qual &egrave; stata la vittoria che ricordi di pi&ugrave;? "Sicuramente ti direi lo scudetto, perch&eacute; se &egrave; pur vero che vincere la Coppa Campioni o gli altri trofei &egrave; stato bellissimo, il tricolore arriva dopo mesi e mesi di duro lavoro; l&rsquo;unico rimpianto &egrave; che, rispetto ad ora, non veniva consegnato nessun trofeo da alzare nel momento della vittoria del campionato". La prima Coppa Campioni (1988-89) porta indelebilmente la firma dei tuoi guantoni ricordando soprattutto la sfida con la Stella Rossa: cosa ci puoi dire a riguardo? "Prima di tutto ti dico che &egrave; stata una partita infinita, considerando che il mercoled&igrave; pomeriggio la partita venne sospesa per nebbia intorno al 60&rsquo; e poi giocammo gioved&igrave; altri 90 minuti pi&ugrave; supplementari e rigori. Io ne parai due, compreso uno al &ldquo;Genio&rdquo; Savicevic, fu una soddisfazione personale enorme, considerando che avevo aiutato la mia squadra a passare il turno". Fu anche una tua personale rivincita dopo le critiche ricevute nel Mondiale messicano? "Non mi va di rivangare il passato; sicuramente in quella serata, ma soprattutto nei due anni di Milan, vincendo tutto, dimostrai di non essere per niente un estremo sul viale del tramonto, come molti giornalisti mi avevano dipinto precedentemente".  Gullit, Van Basten, Baresi e potrei andare avanti all&rsquo;infinito: chi era il leader di quel Milan? "Tutti e nessuno. La squadra era al primo posto, avevamo l&rsquo;obiettivo di vincere trofei tutti insieme, e direi che ci siamo riusciti nel migliore dei modi". Un pensiero su mister Sacchi? "Port&ograve; qualcosa di innovativo all&rsquo;interno del rettangolo verde, ci ha convinto che quello fosse il modo migliore per vincere, e i risultati parlano per lui". Dopo i successi al Milan, vai al Napoli. &Egrave; vero che per te &egrave; stata una sorta di rivincita nei confronti della tua ex squadra? "Assolutamente s&igrave;, mi sentivo ancora di poter essere protagonista e per quanto il mister mi facesse giocare nelle gare di coppa, dimostrandomi la sua totale fiducia, non mi andava gi&ugrave; di stare in panchina tutte le domeniche". Arrivi in quel di Napoli, a fine ciclo Maradona. Com&rsquo;&egrave; stato giocare anche solo per poco con il migliore di sempre? "Prima cosa, ti dico che io ho conosciuto Diego e ho conosciuto Maradona. Diego era una persona meravigliosa, ma anche molto fragile, Maradona, a differenza, era l&rsquo;arroganza, ma di una lealt&agrave; spaventosa; come giocatore cosa vuoi che aggiunga, se non che era il migliore di tutti". La tua prima partita ufficiale a Napoli coincide con la vittoria della Supercoppa italiana, contro la Juventus. Ricordi di quella serata? "Fu una serata magica, primo perch&eacute; fu la prima Supercoppa italiana nella storia del Napoli, poi perch&eacute; ottenuta contro la Juve; inoltre, vincendo per cinque reti a uno abbiamo dato una dimostrazione di forza incredibile". Quel Napoli poteva ambire a qualcosa di pi&ugrave; in campionato e in coppa? "Sicuramente, avevamo il tricolore cucito sulla maglia, quindi era lecito aspettarsi di pi&ugrave;. In Coppa venimmo sconfitti ai rigori dallo Spartak Mosca dopo due brutte partite, chiuse sullo zero a zero; in campionato non partimmo bene, e poi la parentesi legata a Maradona (fu squalificato a un controllo antidoping, ndr) non port&ograve; serenit&agrave; all&rsquo;interno dello spogliatoio, e chiudemmo con un anonimo ottavo posto". Con la Juventus hai da sempre avuto un conto aperto: Fiorentina, Milan, Napoli, tre acerrime rivali dei bianconeri. "Non te lo so dire, sicuramente ho giocato in piazze in cui la Juve era vista come la pi&ugrave; grande rivale tra tutte, ovviamente anche per la forza che aveva in campo". Che differenza c&rsquo;era tra giocare una partita di coppa oppure una di campionato? "La tensione era pressoch&eacute; identica, l&rsquo;unica differenza - ma ben notevole - era che allora le partite di coppa erano da subito ad eliminazione diretta, non come ora che con il girone hai la possibilit&agrave; di recuperare una giornata storta; per questo motivo la concentrazione doveva essere totale". Eri soprannominato il &ldquo;portiere di coppa&rdquo;. Ti ci ritrovi in questa definizione? "Direi proprio di s&igrave;; fino a Firenze ho sempre giocato in tutte le competizioni, e anche nel primo anno di Milan; invece nel secondo mi sono ritrovato titolare solo nelle notti di coppa, che avevano le caratteristiche di cui ho parlato prima; ti dico la sincera verit&agrave;, in quelle serate mi sono sempre espresso al meglio". Differenze tra Milan e Napoli? "Moltissime, ma quella pi&ugrave; sostanziale &egrave; che al Milan si metteva al primo posto il lavoro, al Napoli il gruppo veniva sopra ad ogni cosa. Io mi sono trovato bene in entrambe le societ&agrave;, nonostante differenze marcate". Due parole sui protagonisti odierni: Maignan e Meret? "Due caratteri completamente diversi e anche due portieri diversi. Uno (Maignan) &egrave; sempre protagonista in ogni cosa che fa, l&rsquo;altro (Meret) &egrave; il portiere pi&ugrave; forte tecnicamente che abbiamo in Italia. Ecco, se si fondessero nascerebbe il numero 1 perfetto". Ultima domanda. Chi passa il turno? "In coppa si sa che i valori si ribaltano, ma, nonostante ci&ograve;, non si pu&ograve; non tenere conto di quello che sta facendo il Napoli in campionato; quindi ti direi 51% Napoli e 49% Milan".       

Il portiere toscano ricorda i suoi trascorsi tra Milan e Napoli: "In azzurro mi presi una rivincita, in coppa davo sempre il meglio"

Giovanni Galli, il numero 1 delle grandi notti europee

        Quando a Firenze e a Roma si parla di numeri uno viene naturale pensare a Giovanni Galli e Franco Tancredi, estremi difensori che hanno fatto la storia dei due club. Galli con la maglia Viola gioc&ograve; in 259 occasioni in A, purtroppo non riuscendo a portare a casa alcun trofeo. Tancredi invece disput&ograve; con i giallorossi 385 incontri, vincendo ben 4 Coppe Italia e, soprattutto, lo storico secondo scudetto nel 1982-83. Erano due portieri molto diversi tra loro: Giovanni era considerato da tutti il portiere del futuro, sin dai tempi in cui Carletto Mazzone lo fece esordire nel campionato 1977-78 contro la Juventus di Dino Zoff, di cui avrebbe raccolto l&rsquo;eredit&agrave; azzurra dopo il ritiro; Franco invece era alto solo 1.76, ma aveva dalla sua un&rsquo;agilit&agrave; e una prontezza di riflessi unici. Prima di approdare al grande calcio fece la gavetta a Giulianova e Rimini, passando un biennio come secondo di Albertosi nel Milan pur senza mai mettere piede in campo. Approd&ograve; quindi a Roma con il ruolo di riserva di Paolo Conti, ma quando prese possesso della porta, non ne usc&igrave; praticamente pi&ugrave;. La sua fama di para rigori lo precedeva (anche se purtroppo nell&rsquo;occasione pi&ugrave; importante non riusc&igrave; nel miracolo). Galli, Tancredi e il ballottaggio per la Coppa del Mondo 1986 I due furono in lizza per la maglia da titolare, in occasione della Coppa del Mondo di Messico 1986. L&rsquo;eredit&agrave; del dopo Dino, non era per nulla semplice da vivere. Giovanni pareva quello pi&ugrave; pronto a sostenerla, considerando che gi&agrave; nel 1982 aveva fatto parte della comitiva azzurra come terzo portiere. Tuttavia nelle amichevoli precedenti al Mondiale, il Ct Enzo Bearzot aveva quasi sempre alternato i due, partendo con Galli per poi far subentrare Tancredi nella ripresa. Questo dualismo sicuramente non giov&ograve; a nessuno e in effetti quando poco prima dell&rsquo;inizio della competizione Bearzot dichiar&ograve; alla stampa che il numero uno della Fiorentina (l&rsquo;anno seguente avrebbe giocato nel Milan) sarebbe stato il titolare, l&rsquo;incredibile tensione accumulata port&ograve; il custode dei sogni azzurri a giocare una Coppa non all&rsquo;altezza &ndash; come d&rsquo;altronde i suoi compagni &ndash; e venire anche un po&rsquo; ingiustamente crocifisso come primo responsabile del crollo dell&rsquo;Italia agli ottavi contro la Francia di Platini. Da quel momento n&eacute; Giovanni, n&eacute; Franco avrebbero pi&ugrave; indossato la maglia color grigio del portiere della Nazionale italiana. Una pi&ugrave; oculata gestione poteva portare alla miglior forma i due maggiori interpreti del ruolo della Serie A di allora; purtroppo invece due straordinari guardiani dei pali non sono mai riusciti a dimostrare appieno le loro favolose qualit&agrave; con la Nazionale.       

I due portieri, protagonisti in viola e giallorosso negli anni '70 e '80, si contesero la maglia da titolare della Nazionale per il Mondiale di Messico 1986

Fiorentina-Roma: Galli vs Tancredi e quel dualismo in azzurro

        I momenti che cambiano la vita non si aspettano. Si vivono. Il momento, il primo di tanti, per Giovanni Galli arriva una domenica, il 23 ottobre 1977. Galli &egrave; il secondo portiere della Fiorentina, &egrave; rientrato in estate da un prestito alla Cremonese in Serie B. I viola hanno ceduto al Napoli Bertelli e Mattolini, il portiere titolare l&rsquo;anno prima, per Orlandini e Carmignani. Il tecnico Carlo Mazzone, che l'ha visto pi&ugrave; volte in nazionale Under 21, approva il doppio scambio, vuole puntare sul giovane Galli. La Fiorentina per&ograve; non gioca bene, aspetta a lanciarlo nella tana del leone. Finch&eacute;, quel 23 ottobre, il momento arriva. I viola stanno perdendo 3-1 in casa della Juventus, Galli in due secondi &egrave; gi&agrave; pronto a prendere il posto di Carmignani. Finir&agrave; 5-1 per i bianconeri. &Egrave; solo il prologo. Dopo altre tre giornate, Galli parte titolare contro Bologna e Atalanta. I viola ottengono contro gli emiliani la prima vittoria della stagione (1-0 in trasferta, gol di Orlandini a 3 minuti dalla fine), Galli non subisce gol e dalla porta della Fiorentina non uscir&agrave; pi&ugrave; fino al 1986, per 259 presenze in campionato. Eppure, niente di quello che &egrave; successo, niente di quello che gli sarebbe successo dopo tra Milano e Napoli, sembrava destinato ad accadergli. Gli inizi  Perch&eacute; a dodici anni, Giovanni gioca gi&agrave;, e piuttosto bene anche, ma da centrocampista della squadra della Pubblica Assistenza di Pisa. Alla prima di campionato il portiere titolare non si presenta. Il pap&agrave;, Mario, l'ha visto giocare nelle infinite partite sotto casa, e quando alla fine in porta andava lui non gli segnavano mai. Allora lo spinge a farsi avanti per sostituire il titolare. Mario muore nel marzo 1978, Galli &egrave; in campo contro l&rsquo;Inter a San Siro, gli danno la notizia solo a fine partita. Il luned&igrave; successivo partecipa al funerale, ma tiene botta e il giorno dopo &egrave; sull'aereo per Manchester con tutta l'Under 21. Manterr&agrave; la stessa forza anche nel 2001 quando suo figlio, Niccol&ograve;, muore in un incidente stradale a 17 anni. Tutto troppo presto, la morte del padre e del figlio, promessa del Bologna a cui &egrave; intitolato il centro tecnico dei rossobl&ugrave;. A Napoli  Dopo le grandi stagioni al Milan, Galli viene scelto in quello che sar&agrave; l'ultimo Napoli di Maradona per sostituire Giuliano Giuliani. Non riuscir&agrave; a ripetere i successi di Milano, ma il nuovo inizio &egrave; un altro 5-1, stavolta a favore, contro la Juventus, in Supercoppa Italiana, nella notte di Andrea Silenzi. Al San Paolo, sede scelta per l'ultima volta nella storia per sorteggio, si gioca il primo trofeo post-Italia '90. Tot&ograve; Schillaci torna nello stadio dove due mesi prima aveva fatto trepidare gli azzurri nella semifinale Mondiale. Torna da stella del tridente d'attacco con Roberto Baggio e Casiraghi nella Juve di Gigi Maifredi. Anche Diego Maradona, per&ograve;, ha promesso qualcosa ai suoi, di sostenitori: porter&ograve; in nazionale Andrea Silenzi, appena arrivato dalla Reggiana. Per i bianconeri sar&agrave; un'umiliazione, tanto che Tacconi confesser&agrave; di aver chiesto al Pibe de Oro di non infierire. Ma i problemi di Maradona, perso nei meandri della droga, sono sotto gli occhi di tutti e finiranno per esplodere alla vigilia della notte di Mosca che segner&agrave; la fine dell'avventura in Coppa dei Campioni. In quattro gare Galli non ha sub&igrave;to una sola rete ma in Russia, sul campo dello Spartak, non ripete ai rigori l'exploit di Belgrado. In tre anni, conquister&agrave; una qualificazione in Coppa Uefa con Ranieri, prima di partire per Torino e chiudere la carriera tra Parma, da vice di Bucci, e Lucca. Fino alla fine &egrave; rimasta l'amicizia con Maradona, venuto apposta dall'Argentina anni fa per una manifestazione in onore di Niccol&ograve;. Un viaggio lungo, un destino segnato dal giorno in cui pap&agrave; Mario gli disse di mettersi in porta la prima volta. Il primato condiviso con Sarti  Giovanni Galli &egrave; uno dei soli due portieri italiani, insieme a Giuliano Sarti, il primo nome nella filastrocca della Grande Inter di Herrera, ad aver vinto due volte la Coppa dei Campioni. &Egrave; il traguardo simbolo dei suoi anni al Milan dove arriva nel 1986. &Egrave; uno dei primi acquisti di Berlusconi, con Massaro, Donadoni, Galderisi. L'impatto con Sacchi &egrave; durissimo, ma la strada indicata dal nuovo tecnico porter&agrave; allo scudetto del 1988. Il Milan vince lo scontro diretto contro il Napoli 3-2 anche grazie alla sua parata finale d'istinto su Careca. L&rsquo;anno dopo, a Belgrado, in una nebbia che costringe a immaginare pi&ugrave; che vedere la partita, para due rigori, a Savicevic e Mrkela. Il Milan elimina la Stella Rossa e vola verso il titolo nella finale contro la Steaua Bucarest. L'ultimo anno in campionato gioca Pazzagli, Galli rimane titolare in Europa e pu&ograve; festeggiare un primato condiviso che gli vale un posto nella storia.       

L'ex portiere debutt&ograve; in Serie A con la Viola e fu protagonista nell'ultima formazione azzurra di Maradona

Fiorentina-Napoli, Giovanni Galli: il doppio destino di un numero uno

Otto anni dalla prima edizione di questo Convegno che mi fece incontrare persone davvero straordinarie, ovvero i dirigenti e gli allenatori della Junior Valmarecchia, bella realt&agrave; calcistica giovanile dell'entroterra riminese. Otto anni che hanno fatto nascere un'amicizia spontanea. Perch&eacute; ci siamo trovati a parlare di calcio usando lo stesso linguaggio e lo stesso approccio. Cos&igrave; da trasmettere ai ragazzi il valore e la bellezza dello stare insieme, del condividere una bella passione, dell'inseguire attraverso il sacrificio e l'impegno il successo sportivo e, perch&eacute; no, del superare insieme gli inevitabili momenti di fatica, di difficolt&agrave;, di sconforto. Tutto questo &egrave; SPORT CON GIOIA! Qualcosa di pi&ugrave; di una semplice serata da condividere con persone straordinarie come Piero Gambuti, presidente della Junior Valmarecchia, e l'inarrivabile don Alessio Albertini, assistente spirituale nazionale del Centro Sportivo Italiano e fratello di Demetrio, ex campione del Milan e della Nazionale, vicepresidente federale. Quest'anno avremo testimonianze davvero significative da personaggi come Luca Pancalli, ex atleta paralimpico e apprezzato dirigente sportivo (attualmente presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc), Eraldo Pecci, Giovanni Galli, Lorenzo Amoruso e il neo Ct della Nazionale iataliana di ciclismo Davide Cassani. Modera l'incontro (dettaglio trascurabile) il sottoscritto. Che dite: pu&ograve; bastare? Appuntamento per luned&igrave; 28 aprile, ore 18, presso il Teatro di Pietracuta (Comune di San Leo - Rimini). Chi pu&ograve;, non manchi: e capir&agrave; perch&eacute; da otto anni questo gruppo di amici trova sempre la voglia e il desiderio di ritrovarsi per parlare di calcio e di uomini...

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